Travelmarketing News I campioni in cerca di riscatto: da Lautaro a Leao, la stagione delle rivincite

I campioni in cerca di riscatto: da Lautaro a Leao, la stagione delle rivincite

Stelle che brillano meno e talenti da ritrovare: storie di calcio italiano tra delusioni e nuove promesse

La filosofia del rilancio dopo la caduta. C’è un mantra che Javier Zanetti ripeteva spesso durante la sua leggendaria carriera all’Inter: “Al fischio finale i vincenti festeggino, gli sconfitti preparino la rivincita”. Un insegnamento che il vicepresidente nerazzurro avrà certamente condiviso con Lautaro Martinez dopo l’amara sconfitta contro il Fluminense a Charlotte, epilogo malinconico di una stagione che sembrava proiettare l’argentino verso il Pallone d’Oro e che invece si è conclusa con lo sguardo abbassato e le mani vuote. Il capitano dell’Inter, scoperto da Zanetti quando era poco più che ventenne e segnava con regolarità nella Copa Libertadores, si ritrova oggi a dover dimostrare nuovamente il proprio valore dopo un’annata di contrasti. Un percorso di alti e bassi che accomuna diverse stelle del nostro campionato, proprio come accade nelle imprevedibili partite che appassionano i tifosi su piattaforme come VegasPlus, dove ogni risultato può essere sovvertito fino all’ultimo minuto.

Il peso della fascia da capitano

La stagione 2023/24 di Lautaro racconta una storia di numeri contrastanti: 24 gol totali ma appena 12 in campionato, il dato più basso dal suo primo anno italiano. Dopo aver stabilito un record personale di resistenza fisica – 20 mesi consecutivi senza saltare una partita – si è ritrovato a combattere contro 5 infortuni che lo hanno tenuto ai box per 44 giorni. Brillante nelle notti di Champions League, è rimasto a secco negli scontri diretti di Serie A contro Juventus, Milan e Napoli.

L’immagine del capitano nerazzurro che sfogava la propria frustrazione (come nella discussione con Calhanoglu) è emblematica di una stagione conclusa con più recriminazioni che trofei. Il campione del mondo argentino si prepara a una stagione all’insegna del riscatto, consapevole che la fascia al braccio comporta responsabilità ancora maggiori e che il suo talento richiede continuità per esprimersi ai livelli che tutti conoscono.

La metamorfosi di Rafael Leao

Se c’è un giocatore che incarna perfettamente il concetto di talento discontinuo, questo è Rafael Leao. L’attaccante portoghese del Milan ha attraversato una stagione di contraddizioni: simbolo del nono posto rossonero, protagonista di un ammutinamento alla terza giornata contro la Lazio, capace di brillare contro il Real Madrid e sparire contro il Feyenoord. Il dato più incredibile? Zero gol segnati a San Siro in campionato.

Con l’arrivo di Allegri sulla panchina rossonera, tuttavia, sembra iniziata una nuova era. Il tecnico livornese ha mostrato un’attenzione particolare per il talento lusitano, parlandogli durante ogni esercitazione e fissandogli l’ambizioso obiettivo di 20 gol stagionali. Niente più panchine punitive come accaduto con Fonseca e Conceição: Max stimola Leao anche con soluzioni tattiche innovative, come l’esperimento da prima punta visto nelle amichevoli estive.

Koopmeiners, un passo indietro per farne due avanti

Il sorriso di Leao contrasta con l’espressione più contenuta di Teun Koopmeiners, ma non per infelicità. L’olandese della Juventus, dal carattere nordico e introverso, sta lavorando intensamente nel ritiro tedesco dei bianconeri, parlando poco e sudando molto. L’ultima stagione è stata un incubo per lui: appena tre reti in Serie A dopo averne realizzate 22 nelle precedenti due con l’Atalanta, motivo che aveva spinto la Juventus a investire 60 milioni per assicurarselo.

La lunga telenovela per lasciare Bergamo gli ha fatto saltare la preparazione estiva, e i frequenti infortuni uniti all’incertezza tattica di Thiago Motta hanno fatto il resto. Tudor ha ora un piano preciso: riportarlo in mediana, arretrandolo dalla trequarti, proprio come avveniva nell’Atalanta dei suoi giorni migliori. Una mossa che sembra seguire il paradosso secondo cui talvolta, per avanzare, è necessario fare qualche passo indietro.

Dybala e Soulé: il maestro e l’allievo

Paulo Dybala conosce bene questa filosofia. La Joya, che spesso alla Juventus si abbassava per ricevere palloni quando non gliene arrivavano, non disputa una partita ufficiale da marzo, quando si è sottoposto a un intervento alla coscia. A 31 anni, con 5 scudetti e un Mondiale in bacheca, si ritrova in una situazione particolare: Gasperini gioca con il doppio trequartista, ma sulla destra la concorrenza è rappresentata dal giovane Matias Soulé, talento di 22 anni pagato 30 milioni la scorsa estate e protagonista di un’esplosione negli ultimi mesi.

Quello che potrebbe sembrare un duello è in realtà un rapporto quasi fraterno. Paulo vede in Soulé un riflesso della propria giovinezza, della fame e dell’entusiasmo che lo caratterizzavano ai tempi del Palermo. Alla Juventus è stato il suo mentore, un rapporto che prosegue anche come “rivali” nella stessa posizione. Mentre l’Atalanta rivoluziona alcuni settori della rosa con importanti cessioni, la competizione interna tra i due argentini potrebbe rivelarsi uno dei fattori più stimolanti della nuova stagione bergamasca.

La stagione delle rivincite

Il campionato che sta per iniziare si preannuncia come la stagione delle rivincite per questi campioni. Lautaro vuole dimostrare di meritare la fascia da capitano dell’Inter campione d’Italia, Leao intende trasformare i lampi di genio in continuità sotto la guida di Allegri, Koopmeiners cerca la versione migliore di sé nella nuova posizione studiata da Tudor, mentre Dybala affronta la sfida di un “allievo” che potrebbe superare il maestro.

Storie diverse unite dal comune denominatore della voglia di riscatto, dalla necessità di rispondere alle critiche con prestazioni all’altezza del talento. Perché nel calcio, come nella vita, non è importante quante volte si cade, ma quante volte ci si rialza. E per i campioni, una stagione deludente è sempre e solo l’anticamera di una grande rivincita.

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